E allora lanciati. A tutta velocità
contro quel muro. Ingrana la marcia e perdi il mondo alle tue spalle.
Fagli capire che non ti merita. Anche il vento che striscia tra le
piante spinge in quella direzione. Dai, dagli una bella lezione. Se
lo devono ricordare tutti. Non ti hanno guardato ma ora saranno
costretti a prestare attenzione. Non credere, il costo non è poi
così alto. Al momento non hai di che preoccuparti, in fondo sei solo
in prima. Lascia che il lettore cd sentenzi….titititititititi. Ora
perché ti viene in mente la tua serie tv preferita? Ti sembra
opportuno? Pensa a visualizzare il muro, il finestrino aperto e
l’aria che entra, il soffocamento. Sordità e cecità un secondo
prima dell’impatto. Un ammasso di calce e mattoni statico eppure,
anche se può sembrare un ostacolo, a saperlo usare diventa una porta
che conduce lontano. Se lo fai per un motivo e lasci una lettera o un
biglietto, tutti si sentono un po’ sollevati. Nessuna ragione, mai un
cenno di crollo, mai una crepa ed un sorriso vellutato in quelle
serate eleganti…..il tintinnio di bicchieri che si scontrano, acuto
e piacevole come il sapore delle bollicine sulla lingua…tutti
in piedi con i calici in mano e finger-food…questo è ciò che
serve per destabilizzare. Gente a chiedersi come mai. Tranquillo, la
seconda è una buona marcia ma puoi fare di meglio. Il bocchettone
sputa aria calda ed il rumore sordo bastona le orecchie. L’estate
chiuso nella doccia con una lei troppo più audace di te. Gira la
chiave, ti guarda e mostra di conoscere la procedura mentre a te non
resta che essere un bambino. Osservi come se stesse accadendo ad un
altro, con gli occhi aperti perdendo ritmo sul respiro. Tutte le
serate con gli amici. Calcio in strada fino alle tre di notte; la
porta erano due punti qualsiasi abbastanza in linea per definirli
“pali”. La traversa si adattava sull’altezza di chi faceva il
portiere. Poi ci siamo mandati a fanculo. Che è successo ragazzi?
Tu questo non l’hai chiesto mai. Dove sono finiti tutti quei fuochi
sulla spiaggia? Tu questo non te lo sei chiesto mai. Rimasto solo
con una chitarra scordata che in questo ti somiglia assai. Dov’è
finita la ragazza dei tuoi sogni? Non quella della doccia ma la Lei
con la maiuscola, Lei che affondava i piedi nella sabbia, le
ginocchia al petto, le braccia a rilegare le gambe e lo sguardo fisso
su di te a trapassare il calore di quel falò magnetico. La terza è
una discreta marcia e se abbassi il finestrino l’aria ti scompiglia
quello che è rimasto del ciuffo ma……devi avere la certezza di
non farci rimanere nulla; continua a piegare in avanti quel piede e
scaccia il bisogno di scalare. I capelli sempre più radi; vuoi
continuare a vederli a ciocche sul cuscino? Il crocifisso appeso
sopra il tuo letto non ha risposto mai. In questo mondo dove c’è
tanto da imparare, silenziosamente avverti che non è rimasto niente
da scoprire. E se poi ti penalizza, se poi in questa gara di velocità
il tuo punto di partenza è arretrato rispetto a quello della
moltitudine? Vuoi ancora credere in qualche forma di giustizia?
“Giustizia” che parola pesante…..da bravo, ingrana la quarta
che così può bastare. Ed ora che stiamo arrivando al dunque, come
ti senti? Il viale è sgombro e sei padrone di qualche secondo
sull’ora del decesso. Sei il primo a sapere il titolo della pagina d’apertura
sul giornale di domani….sempre che Beckham non sfoggi una nuova
pettinatura. Stai scegliendo di non dover scegliere più e ti torna
in mente Trainspotting….anche ora pensi ai film? Ti piacevano
proprio quei sogni a pagamento. La tariffa ridotta del mercoledì e
quelle artificiali tenebre magiche a creare l’atmosfera. Tutti a
condividere una stessa emozione; preferivi la sala vuota e lo schermo
luminoso tutto per te. Non era triste andare al cinema da solo; assai
più deprimente era chi rinunciava perché non aveva compagnia per
muoversi. Riflessioni passate; ora, a cinquanta metri dal muro, non
contano più. Ridi attaccato al volante, con la cute in bella vista e
mancano venti metri…..un’altra decina ed abbiamo passato il punto
di non ritorno. Perché cambi pedale? A destra inizia il viaggio. No,
non quello di sinistra; se ti fermi tutto rimane così com’è. Perché
continuare a farsi del male? Non ne hai abbastanza? Finisce per tutti
sai? Che differenza fa se cinquanta, sessant’anni prima o dopo? Non
l’hai ancora capito? Qui non c’è più niente per te. Stai perdendo
velocità, riprendi la corsa finché sei in tempo: non avrai il
coraggio di farlo una seconda volta. Pensa a quello che ti aspetta
domani. Pensa al pentimento, al peso di non poter raccontare quel che
stavi facendo, all’amarezza di rimanere in un posto che disprezzi ma
di cui evidentemente non ne hai mai abbastanza. Vuoi farti portare
all’esasperazione da questo mondo? Vuoi diventare un vecchio suicida?
Niente prima pagina dopo i settant’anni, sai? Diranno “non ci stava
più tanto con la testa” oppure “dispiace, certo, ma ormai aveva
fatto il suo tempo”. Ecco fatto: completamente fermo a qualche
metro da quel maledettissimo muro. Dov’è finito tutto il rancore
sottaceto? Allora sei un ingrato come tanti? Sputi sul suolo dove non
puoi smettere di camminare? Complimenti, permetti all’incoerenza, tua
amica, di entrare. Non importa allora, non importa più niente: io
sarò qui ad alimentare il tuo senso di colpa. Fidati, sono capace,
farò in modo che non si spenga mai. Ogni giorno ti rammenterò cosa
è successo stasera, instillerò il dubbio nella tua testa fino a
farti sentire un codardo. So adattarmi in fretta e adesso mi sta bene
aver cambiato gioco: ti farò soffrire più di prima, tormentando i
tuoi sonni, facendoti crollare stanco sulla scrivania in orario di
lavoro, spezzando ogni tua gioia, ogni forma di vita, anche quella
nell’angolo più remoto della tua testa, che voglia germogliare. Sì,
coraggio, vai così, scendi di macchina.
I fanali della macchina sono accesi
e la vettura sobbalza a tempo di motore. La luce indica il muro.
L’uomo stringe in mano un oggetto metallico. I fari rimbalzano contro
e dal pugno chiuso esce un riflesso scintillante…di quelli che
cattura ed infastidisce lo sguardo.
Però, hai preso le forbici….allora è
solo cambiato il finale della storia? Un taglio netto, certo. Sarebbe
stato meglio nella vasca; classico bagno caldo. A te non piacciono i
cliché… vero? A meno che non siano riconosciuti come tali, non li
puoi sopportare. Basta ginnastica mentale: lama, attrito, pelle che
sorride, calore sui polsi, liquefazione. Poco stile in un strada
deserta, davanti ad un muro che non serve più. In mezzo a quella
fredda V puoi trovare ciò che occorre. Il mio canto di morte diventa
un consiglio prezioso ora che hai capito: nessuno ti tratterrebbe,
neanche se fossero tutti qui. Amici, parenti, fidanzate serie, troie
di borgata: se la signora con la falce dovesse prendere comunque
qualcuno, chi tra questi farebbe scambio con te? Una sola….ma lo
strazio ti ucciderebbe vivendo.
L’uomo ha un volto consunto. Alza le
affilate e con queste si accarezza il dorso della mano. Guarda il
vuoto – che è ovunque – solo un attimo. Il gesto è talmente
lento da essere inconscio. I capelli cadono sull’asfalto caldo e
sporco. Via tutti quei pochi. Non troppi applausi di forbice per
dieci ciocche più o meno. I palmi viaggiano dalla fronte alla nuca
in un movimento unico. Occhi chiusi. Sorriso di chi non sa più cosa
aspettarsi…ma sorriso rimane.
Capisco. Hai scelto
il martirio. Onorevole e prevedibile. Sarò la tua nemesi. Io sono la
tua coscienza e siccome non sei stupido, resterai in balia di me vita
natural durante.
“Ti Ti Ti Ti….” – Rino Gaetano